|
|
|
|
|
|
1981 Harpsichord Sonatas
Scarlatti, Domenico
Giuseppe Domenico Scarlatti (Napoli, 26 ottobre 1685 - Madrid, 23 luglio 1757) fu un clavicembalista e compositore italiano, attivo durante l'età barocca.
Cronologicamente, è classificato come un compositore barocco, anche se la sua musica è stata di riferimento nello sviluppo dello stile classico, e conosciuta ed ammirata dai musicisti successivi, romantici compresi. La sua produzione più nota, realizzata dopo il suo trasferimento in Spagna, consiste nelle 555 sonate per clavicembalo, anche se ha scritto numerose opere, musica sacra, per "ensemble" da camera e organo.
Domenico Scarlatti nacque a Napoli nel 1685. Fu il sesto di dieci figli, studiò prima con suo padre Alessandro, celebre compositore, insegnante ed esponente di spicco della Scuola napoletana. Dei suoi fratelli anche il maggiore, Pietro Filippo, fu un compositore e clavicembalista. La formazione del ragazzo, soprannominato Mimmo, verrà influenzata anche da altri membri della famiglia: le zie Anna Maria e Melchiorra e lo zio Tommaso erano cantanti, lo zio Francesco compositore.
Quindicenne, il viceré Medinaceli lo nominò organista e compositore della Cappella Reale di Napoli il 13 settembre 1701, con la funzione di suo "clavicembalista di camera". Risalirebbero a quest'epoca, le prime composizioni: un mottetto a 5 voci, archi e basso continuo; le tre sonate K 287, K 288 e K 328, individuate come opere giovanili destinate all'organo; e, tra il 1699 e il 1703, le prime cantate da camera.
Tra il 1703 e il 1705, Scarlatti lavorò per il teatro di S. Bartolomeo, gestito dallo zio Nicola Barbapiccola: compose L'Ottavia ristituita al trono e revisionò Il Giustino di Giovanni Legrenzi e l'Irene di Carlo Francesco Pollarolo.
Nel 1708, si stabilì a Roma, dove il padre Alessandro era ritornato nel 1703 con la famiglia. Scarlatti era già un clavicembalista eminente. Alessandro, allora alla testa della cappella liberiana in S. Maria Maggiore, chiamò presso di sé il figlio come direttore del secondo coro nella messa di Spagna per sant'Ildefonso del 23 gennaio 1708 e come organista in quella del settembre successivo. Alcune sue composizioni vi vennero eseguite, come la Missa La stella, conservata con alcuni mottetti nell'archivio di S. Maria Maggiore.
Apprezzato dalla nobiltà romana, Scarlatti ebbe un posto di spicco come maestro di cappella della regina polacca in esilio Maria Casimira, vedova di Giovanni III Sobieski, che, nel 1699, si era stabilita a Roma ed emulava il mecenatismo artistico espresso da Cristina di Svezia nel secolo precedente. A Roma, nel 1709, incontrò Thomas Roseingrave suo estimatore a cui si deve l'accoglienza entusiasta delle sonate del compositore a Londra, dove fu pubblicata nel 1738 una raccolta, dal titolo Essercizi per clavicembalo, contenente 30 delle sue 555 sonate che sono giunte ai giorni nostri. Si tratta delle sole opere tastieristiche di Scarlatti che furono pubblicate durante la sua vita.
Negli ultimi anni romani Scarlatti fu maestro di cappella a San Pietro fino al 1719, e in quello stesso periodo fu a Londra per dirigere la sua opera Narciso al King's Theatre. Del considerevole incremento di composizioni ecclesiastiche che il servizio vaticano dovette comportare rimangono scarse tracce, in particolare due Miserere conservati nel fondo della cappella Giulia e forse il famoso Stabat mater a 10 voci, documentato in numerose copie, del quale peraltro non è certo se sia stato scritto per Roma oppure per Lisbona. Un'idea dell'entità della produzione vaticana di Scarlatti la dà un inventario di manoscritti (perduti) dell'archivio della cappella Giulia risalente al 1770: registra sette messe e una cinquantina di pezzi sacri.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Successivamente, grazie ai rapporti con il marchese de Fontes, si trasferì a Lisbona, il 29 novembre 1719. Assunto come compositore della cappella patriarcale e maestro di musica della famiglia reale, ebbe due alunni di talento: il fratello minore del re, António, che nel 1732 fu poi il dedicatario delle Sonate da cimbalo di piano e forte di Lodovico Giustini da Pistoia, e Maria Magdalena Barbara che, ben presto divenuta un'egregia interprete di musica da tasto, stabilì con Domenico una relazione artistica e didattica destinata a durare una vita intera.
Nel periodo lisbonese compose almeno 23 opere di grande mole: di tante composizioni (tra cui Il trionfo della Virtù e Cantata pastorale, Gli amorosi avvenimenti, Amore nasce da un sguardo e Festeggio armonico) non sopravvive altro che la prima parte della Contesa delle stagioni, data il 7 settembre 1720 per il genetliaco della regina. Delle musiche da chiesa composte in Portogallo restano un Laetatus sum, il mottetto Te gloriosus e un Te Deum a otto voci (in varie copie).
Scarlatti, allora a Roma, non presenziò all'esecuzione del Festeggio armonico da lui composto per le doppie nozze reali di Maria Barbara con l'erede al trono di Spagna, il futuro Fernando VI, e di Marianna Vittoria di Borbone con il principe Giuseppe, futuro re del Portogallo; né prese parte al corteo cerimoniale della troca das Princesas sul fiume Caia alla frontiera tra i due reami.
Nel 1729 si trasferì a Siviglia, rimanendovi per quattro anni. Tra il 1729 e il 1733, la corte di Filippo V e Isabella Farnese risiedette a Siviglia per volontà della regina, desiderosa di scongiurare l'abdicazione del consorte, afflitto da gravi depressioni. In quel quinquennio, la città andalusa ospitò musicisti, pittori e artisti di ogni genere.
Dedicati al re Giovanni V, gli Essercizi per gravicembalo (K. 1-30) incisi a Londra nel 1738 nell'edizione di Benjamin Fortier, diedero grande impulso alla notorietà europea di Scarlatti. Prima di questa vi era stata un'edizione parigina nel 1737, probabilmente non autorizzata. Dal canto suo Roseingrave pubblicò a Londra in simultanea con l'edizione Fortier una diversa raccolta degli stessi 30 brani, accresciuta di 12 sonate (K. 31-42).
Il 21 aprile 1738 il re del Portogallo aveva insignito Scarlatti del titolo di cavaliere dell'Ordine di Santiago e, con decreto del 10 giugno 1739, gli concesse un appannaggio vitalizio, da dividere in parti eguali tra i discendenti dopo la morte. Deve risalire a quest'epoca il noto ritratto di Scarlatti, già attribuito a Domingo Antonio Velasco, oggi nella collezione José Relvas, Casa dos Patudos (Museo di Alpiarça).
Nel 1746, morto Filippo V, Fernando e Maria Barbara assursero al trono di Spagna. L'ascesa al soglio dei suoi padroni non comportò per Domenico un ritorno ai grandi generi vocali drammatici: al contrario, continuò nel ruolo di maestro di musica privato dei monarchi.
Nell'ultima fase della carriera, per volontà della regina, Scarlatti progettò il riordino delle sonate e la confezione dei volumi manoscritti che le contengono quasi tutte, disposte perlopiù a coppie della stessa tonalità. Risale al 1742 la copiatura di un volume di 61 sonate, al 1749 un altro di 41. Nel 1752 il lavoro fu ripreso, che in un quinquennio si ricopiarono 28 volumi, in due serie quasi gemelle passate poi a Farinelli: i volumi I-XIII della prima, adornati di fregi e stemmi portoghesi e spagnoli, sono infine approdati con quelli del 1742 e 1749 a Venezia, i quindici della seconda a Parma. Quando la principessa divenne Regina di Spagna, Scarlatti rimase nel paese per venticinque anni, ed ebbe cinque figli.
|
|
|
|
|
|