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JAZZ VOCALE | Carol Kidd

CAROL KIDD
The Night We Called it a Day

Linn Records - 1990
N° di catalogo:  AKH CD 007
Valutazione della registrazione: 8
Valutazione artistica: 8

Voce d'altri tempi, carica di intensità emotiva, di calore e intelligibilità.

Ascoltate HOW LITTLE WE KNOW e vi sentirete immersi in un club americano, di quelli in cui gli uomini indossano tight e scarpe da ginnastica Nike e le signore sono ingioiellate dalla testa ai piedi ma quando inizia il concerto cala il silenzio e la poca cultura musicale americana lascia il posto al godimento personale di una bella voce.
Sono tutti pezzi piuttosto orecchiabili, facili e di immediata fruizione, non si tratta di blues malinconico o di sofferenza messa in musica, ma solo piacere nel cantare con una grazia e direi, quasi chiedendo per favore di farlo, che finora avevo ascoltato solo nei dischi di Judi Garland. 
Non amo fare paragoni  perché ogni voce ed ogni brano fanno storia a se,  ma se avete ascoltato almeno una volta Over the Rainbow cantata dalla magnifica Judi quando ascolterete WHERE O WHEN piuttosto che I LOVED HIM potreste avere la sensazione di aver sbagliato disco.

La Kidd ha una voce molto diversa dalla Garland, molto più sostenuta e  fatemi dire forte, ma ciò

che rimane dopo l'ascolto di  questo CD è solo una semplice domanda:  perché certe voci non hanno un maggior livello di conoscenza e di riconoscimento internazionale?

Devo aggiungere che è stata per me la "prima volta" nell'ascolto di un disco Linn ed i tecnici scozzesi sono stati davvero in gamba. La riproduzione degli strumenti e della voce sono quanto di più analogico si possa ascoltare sui dischetti argentati.
È una incisione del 1990, se qualcuno pensa che in quegli anni i CD fossero per la maggior parte registrati male si sbaglia di grosso, certo non siamo ai livelli delle incisioni analogiche della RCA o della Mercury degli anni 60, ma se amate poco la timbrica asciutta e "moderna" dei CD vecchi questa incisione e credo anche altre del catalogo Linn vi faranno cambiare idea.

Marco Collivasone

 

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