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ANNO 2021 > AMPLIFICATORE V/ MOTORE TERMICO…

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EDITORIALI
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2021
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Amplificatore v/ Motore Termico….


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AMPLIFICATORE V/ MOTORE TERMICO…


20/03/2021
EDITORIALE N. 5/2021
Di Francesco Piccione

Esiste un luogo comune, falso mito e leggenda metropolitana, durissimo a morire poiché da anni si autoalimenta da solo.

Questo afferma che:

"Più potente è l'amplificatore meglio è!".


Questa convinzione, solitamente trova la genesi nella
comparazione col motore termico: "Più è elevata la cilindrata, meglio è!".

Certamente, andare in giro con un'autovettura da 6.000 di cilindrata, non è la stessa cosa che con una da 600… anche se, tuttalpiù, entrambe svolgono la medesima funzione.

Questo accostamento amplificatore v/ motore termico, è corretto? Assolutamente no!
La potenza di un motore termico è data anche dalla sua cilindrata. Questa, altro non è che il volume in centimetri cubici, che si forma tra la superficie del pistone e la sua distanza massima dalla testata (
o dalla candela, per chi non fosse pratico). Questo volume, moltiplicato per il numero dei pistoni, indica la cilindrata del motore.

Pochi sono al corrente del fatto, che i
diffusori acustici sono l'equivalente del motore termico. Gli altoparlanti, infatti, sono equivalenti ai pistoni. L'area della loro superficie radiante, moltiplicato per la loro massima escursione, indica il volume in centimetri cubici. Sommando il volume di ciascun altoparlante presente nel diffusore, si ottiene la cilindrata di questo.

Se si conoscono l'area della superficie ed escursione di ciascun altoparlante, chiunque può calcolare la cilindrata complessiva di entrambi i diffusori.
Ad esempio, si va dai circa
50 centimetri cubici dei minidiffusori, fino ai poco più di 8.000 c.c. di cilindrata dei miei TMD© Reference System V.

Assodato come corretto questo assioma, che ruolo avrebbe l'amplificatore in tutto ciò?
Qui, inizia il bello!
Il motore termico, per funzionare ha bisogno della benzina. I diffusori acustici, per funzionare, hanno bisogno di energia elettrica.
Il ruolo dell'amplificatore, quindi, è quello della.... benzina!

Ne consegue che
migliore è la qualità della benzina, più il motore aumenterà le sue prestazioni…. Praticamente, se utilizzassi il carburante della F1 in una 600, è probabile che il motore schizzerebbe fuori dall'abitacolo, mentre la vettura rimarrebbe ferma…

Questa similitudine, la potrei fare collegando un amplificatore da 1.000 W ad una coppia di minidiffusori: non c'è dubbio alcuno che, non solo non suonerebbero meglio, ma ad un certo punto gli altoparlanti salterebbero fuori dal cabinet!
La similitudine "più Watt uguale benzina da F1", quindi, non è corretta.

In elettronica, la benzina della F1 è appannaggio degli amplificatori in Classe A (
che ovviamente non sta per efficienza energetica…). Inoltre, qui sta il bello, ci si avvicina alla qualità della benzina utilizzata in F1, man mano che scende il valore totale della potenza dell'amplificatore.
Ne consegue, che un amplificatore in Classe A da 200 W, suona anche un pizzico peggio rispetto al suo gemello, ma da 100 W; quello da 100 suona un pizzico peggio del suo gemello, ma da 50 W; e così fino ad 1 W!.

Ciò spiega anche, che se pensassi di fare riprodurre più bassi ad un diffusore di piccola cilindrata, semplicemente utilizzando un amplificatore più potente, ciò non sarebbe possibile.
Infatti, è come se cercassi di aumentare la potenza di un piccolo motore termico, semplicemente utilizzando la benzina utilizzata in F1: posso migliorare (
fino ad un certo punto) certe sue prestazioni, ma non certo la sostanza.

Questa similitudine, non vale per i diffusori acustici: un piccolo incremento di prestazioni, non si ottiene con l'incremento della potenza dell'amplificatore. Come per il motore termico, se si desiderano più bassi e una maggiore pressione acustica,
occorre, innanzitutto, incrementare la loro cilindrata…. 
Questa è fisica; tutto il resto, tuttalpiù, è filosofia.
Ovviamente, quasi nessuno è d'accordo con quanto sinora scritto. Per cui è possibile fare delle osservazioni per esplicitare meglio quanto sopra.


Prima osservazione

Dobbiamo riprodurre musica, in una stanza posta all'interno di un appartamento. Qualsiasi sia la sua forma, questa possiede delle dimensioni finite.
Ciò vuol dire, che fino ad una determinata pressione acustica, è possibile parlare di qualità del suono. Viceversa, superato tale limite di pressione acustica, determinato dalla dimensioni fisiche del locale di ascolto, l'aria presente al suo interno, comincerà a comprimersi, al punto da restituire immediatamente e per lungo tempo, l'eccesso di energia acustica.
In tal caso si ascolterà rumore roboante, frastuono o chiasso confuso e distorto, non certo un suono di alta qualità.

Questa è fisica, non una minchiata!

Seconda osservazione

Sintetizzando, se si utilizzasse, ad esempio, una coppia di diffusori da 90 dB di sensibilità con 1 Watt ad 1 metro di distanza, è noto che con 10 Watt di picco si raggiungeranno i 100 dB di picco.
Questo valore, indica un livello sonoro molto alto, ancora digeribile da un ambiente domestico.

Occorre anche tenere conto del fatto, che solitamente i diffusori per uso domestico, vanno letteralmente in crisi se dovessero riprodurre in modo continuo 100 dB di pressione acustica.
Per cui, amplificandoli anche con amplificatori da 200 o più Watt per canale, il limite rimarrebbe immobile lì dove si trova.

Anche questa è fisica!

Terza osservazione

Detto ciò, in tanti anni di studi e militanza audiofila, posso citare due esempi di pressione acustica più che adeguata, utilizzando amplificatori di bassa potenza.

Il
primo, riguarda i diffusori Chario Academy Sovran, inseriti nella sala Prestige della redazione, le cui dimensioni sono di circa 43 mq, ed amplificati col Jadis Orchestra Reference, modificato per erogare 15,8 Watt per canale in Classe A.
Ebbene, chiunque abbia assistito a tale evento, si è sempre meravigliato di quanto tutto andasse a meraviglia: qualità, pressione acustica, grande orchestra, musicalità, genere pop, etcetera.

Il
secondo esempio, riguarda i diffusori a 4 torri, Infinity IRS Beta.
Questi attualmente si trovano in un ambiente domestico di 50 mq. Sono amplificati da una coppia di Mark Levinson:

  1. il n° 27 da 100 W/c per le torri dei bassi;
  2. il n° 29 da 50 W/c, per i due pannelli.

Anche in questo caso, si raggiunge senza alcun problema una pressione acustica al di sopra della tolleranza, ma sempre con una qualità allo Stato dell'Arte.

E non è finita qui!
Il Mark Levinson n° 29 da 50 Watt, è stato recentemente sostituito con una straordinaria coppia di Mark Levinson ML 2, da 25 Watt per canale, in Classe A!
Incredibilmente, ma lo dice la fisica, anche in questo caso, i due pannelli hanno raggiunto la medesima pressione acustica col n° 29, ma con una superiore qualità sonora.

Quarta osservazione

Quasi tutti, invece, affermano che ciò non sia possibile: con gli amplificatori più potenti, tutto suona meglio!

In effetti c'è un fondo di verità, basato però su un inganno.
Il mercato hi-fi, da decenni è orientato verso la vendita degli amplificatori più potenti. Ciò perchè più remunerativi. 
Per venderli ad un costo ancor più alto, ad un certo punto gli hanno dotati di maggior tecnologia nella sezione di alimentazione.
Ciò vuol dire, che questo amplificatore più potente, suonerà più pieno e muscoloso rispetto a qualsiasi amplificatore dotato di una alimentazione più scarna, come in quelli di minore potenza.
Poiché moltissimi audiofili non sanno cosa e come ascoltare, allora non notano le differenze rilevanti, tutte a favore degli amplificatori meno potenti, del medesimo marchio e classe di appartenenza.

Perché, allora, non fabbricano amplificatori di bassa potenza, ma con l'alimentazione dotata delle medesime caratteristiche di qualità e tecnologia applicate in quelli di maggior potenza? Perché in questo modo, costerebbe troppo, tanto da non essere più acquistato.

Sono esistiti, infatti, amplificatori di bassa potenza, costruiti come se dovessero erogare centinaia di Watt. L'esempio più noto, è il Mark Levinson ML 2, costruito a cavallo degli anni Settanta ed Ottanta. Oggi, però, non avrebbe alcun mercato, se non per pochi eletti!

Quinta osservazione

Per sostenere le loro ragioni, i sostenitori dell'alta potenza, affermano che hanno un'esperienza maturata dopo centinaia di ascolti di amplificatori dalla differente potenza.

A questi rispondo così!
Per avere le idee perfettamente chiare su come un amplificatore effettivamente suona, occorre conviverci per almeno
2 mesi. Deve perciò avere il tempo di assestarsi, adattarsi ai diffusori, essere correttamente rodato e "massaggiato" col Massage Disc© e smagnetizzato con i CD XLO e Densen. Inoltre, devono essere in perfetta "salute".
Il che vuol dire che al massimo, si può avere una chiara idea su 6 amplificatori l'anno; 60 in 10 anni; 120 in 20 anni; 180 in 30 anni; etc.

Conclusioni

È chiaro, quindi, che il concetto "Più potente è, meglio è!", è un luogo comune molto radicato, on solo in audiofilia. Di quelli, però, che ha rovinato il mercato di alta qualità, facendo fallire prestigiosi marchi di diffusori acustici ed amplificatori.

Prendiamo, ad esempio, Infinity.
Quasi tutti i diffusori Infinity, per luogo comune abbisognerebbero di almeno 300 Watt di potenza.
In realtà, poiché quasi tutti funzionano a 4 Ohm, richiedono semplicemente amplificatori a transistors che funzionino fino a 2 Ohm; oppure a valvole, con trasformatore di uscita a 4 Ohm.

Se il mercato audio non fosse stato influenzato negativamente da tantissimi luoghi comuni, inventati da persone per il mercato stesso, oggi la situazione sarebbe totalmente differente, dove gli amplificatori più costosi sarebbero soprattutto quelli meno potenti.

Francesco Piccione

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