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GLI EDITORIALI | 2003

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2003

EDITORIALE N. 3/2003

L'EVOLUZIONE DELL'AUDIO
Parte Prima
Di Francesco Piccione

Nel primo editoriale di quest'anno ho trattato l'esistenza di due tipologie di Alta fedeltà: quella antica e quella moderna. Nella stesura, ho preannunciato che le motivazione di questa nostra posizione, saranno approfondite negli editoriali successivi. Oggi parlerò della storia dell'HI-FI  da metà degli anni Settanta.

I DIVERSI PERIODI DELL'HIFI

Appurato l'importanza che hanno i movimenti d'opinione nell'influenza del pensiero degli uomini e di conseguenza anche del corso della storia, adesso cercherò di dividere simbolicamente in diversi periodi la recente storia dell'hifi, prendendo a riferimento le diverse mode che si sono susseguite negli ultimi decenni.
Difatti, per un certo periodo va di moda una certa tal cosa e tutti a parlarne bene o male, sin quando non si parlerà di altra tal cosa dimenticando quasi del tutto la precedente. Grazie all'influsso della moda, l'evoluzione dell'hifi può ben essere divisa in determinati periodi. Valvole, stato solido, bassa ed alta controreazione, minidiffusori, minimalismo, esoterismo, tecnicismo, misure, ascolto sono termini che ben possono indicare le diverse epoche che l'hifi ha vissuto dagli albori ad oggi. I periodi presi a riferimento, sono quelli a chi ho diretta testimonianza.

SECONDA META' DEGLI ANNI SETTANTA

Un caro esempio che amo prendere a riferimento, di cui personalmente ne sono stato una giovane vittima, è il periodo della massificazione dell'hifi, ossia della sua diffusione planetaria con l'avvento dei marchi giapponesi che ne hanno abbassato repentinamente il costo di acquisto, rendendolo accessibile ad un gran numero di persone. In precedenza l'hifi era appannaggio esclusivo dei grandi marchi che avevano contribuito al suo sviluppo, marchi come Mc Intosh, Scott, Fisher, Tannoy, JBL, Klipsch, Acoustat, Infinity, Marantz e pochi altri.

L'affermazione dei prodotti giapponesi è stata anticipata dalla teoria della supremazia delle misure tecniche sul suono e della prevalenza della più bassa distorsione possibile sugli altri parametri. In pratica si sosteneva che gli apparecchi giapponesi fossero superiori semplicemente perché fornivano ai risultati strumentali, le distorsioni più basse, almeno rispetto ai loro concorrenti Americani ed Inglesi, decisamente più costosi.

Quindi, in questo periodo, tutte le riviste hifi e la maggioranza degli appassionati, sostenevano la superiorità delle misure sulla percezione del suono, convinti che vi fosse una causa/effetto tra la bassa distorsione ed il suono migliore. Quanti furono gli audiofili che caddero in quel tranello? Io ne conosco tanti. Tutti insieme ci siamo, poi, chiesti il perché la qualità del suono fosse così scadente rispetto ai vecchi amplificatori, nonostante le riviste audio italiane dell'epoca sostenessero il contrario; nonostante al banco di misura gli apparecchi fossero ineccepibili.

Le risposte alle nostre domande le trovammo nel decennio successivo con l'avvento dell'HI-FI Esoterica, il ritorno della valvola e l'altra nota diatriba tra "Ascoltoni" e "Misuroni", ossia tra i fautori del solo ascolto contro quelli delle misure. Ed il minidiffusore a fare da guastafeste!.

Francesco S. Piccione

 

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