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DELLA QUALITA' DELLE REGISTRAZIONI: LE TIPOLOGIE Di Francesco Piccione
Nel secondo editoriale dello scorso anno avevo posto alla vostra attenzione il problema della qualità delle registrazioni. Si tratta di un problema poco sentito e trattato dalle classiche riviste audio. Ciò si nota soprattutto nelle recensioni dei componenti audio, poiché la prova di ascolto spesso viene effettuata con dischi e CD normalissimi; addirittura, spesso registrati male. Ad esempio, si utilizzano dischi e CD dei Pink Floyd degli anni Settanta, per effettuare una valutazione della qualità del suono. Mi chiedo come sia possibile compiere una valutazione corretta, con registrazioni non all'altezza, caratterizzate da diverse carenze dei parametri audiofili, come la linearità della risposta, presenza degli armonici, assenza di fatica di ascolto, mancanza di dinamica, eccetera.
Per i nostri lettori, ho pensato di scrivere questo editoriale dedicato alle diverse tipologie di suono restituito dalle registrazioni. Una piccolissima guida per comprendere meglio le caratteristiche sonore e distinguere con maggiore facilità le differenze dello stile sonoro esistenti tra le diverse etichette discografiche di buona qualità. Un impianto stereo di alta qualità, deve risaltare queste differenze, non appiattirle. Se le differenze vengono esaltate, non solo l'impianto stereo funziona correttamente, ma vi sarà possibile comprendere maggiormente, la distinzione tra le buone e cattive registrazioni. Magari scoprire che le cattive sono il 90% della produzione mondiale…
Scartando quelle brutte, schematizzando, le registrazioni si dividono in 3 categorie, dove il risultato sonoro è di pari elevata qualità.
1) La prima categoria è rappresentata dalle registrazioni con effetto monitor. 2) La seconda, è opposta alla prima e si caratterizza per registrazioni con prevalenza di effetto ambienza. 3) La terza, infine, si caratterizza per essere una via di mezzo tra le prime due.
Chiaramente si tratta di categorie di massima, in cui non è possibile attuare delle distinzioni ben marcate. Ciò perché ogni etichetta discografica può anche attuare delle filosofie di registrazione che siano la sintesi delle tre categorie. Questa schematizzazione, però, pur non esaustiva, è necessaria per la maggiore comprensione di questo fenomeno.
Un cenno occorre fare ad un'altra categoria: quella delle case discografiche che utilizzano il metodo della presa diretta. Si tratta di registrazioni effettuate istantaneamente, anche senza l'ausilio di mixer: se qualche strumentista sbaglia, questo sarà presente nella registrazione. Si tratta di una metodologia utilizzata soprattutto da etichette discografiche "audiofile", quelle che
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